IL FIASCO DEL MAESTRO Chieco (Racconti musicali)
precedere da un assolo di violoncello che è divino. Te lo suonerò, poi, fuori di qui". Il bizzarro uomo suonò infatti più tardi questo pezzo ispirato a capo
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strofetta per i loro fini particolari, se ne desolavano. Il verso non venne e io potei solo ripetere alla damigella con il più sentimentale accento
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suo modo infernale, per cui le donne scapparono da capo, non ci seccarono più. Egli, suonando, mi guardava sempre. I visacci che faceva non si
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e non ci pensai più. Otto giorni dopo ricevetti un'altra lettera con il timbro di Vezzano, dove una tale Purgher scriveva che il signor maestro Chieco
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assai più grande e buono che non le fosse mai parso il vivo, le riempiva l'anima; e lo pianse, meravigliata delle proprie lagrime, di sentirsi una
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Salonicco; e poi donna Valentina era così africana, con quei capelli neri più folti, con gli occhi più grandi e indolenti che mai, con la corazza nera
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gegehen als sie werth ist" (Non lasciarti toccare da un'inerzia più ch'essa nol meriti ). Alzai gli occhi e vidi la mia vita, vuota e amara per l'oblìo di
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Garda, ben diverso dalla elegante barca inglese, che il maestro aveva a Fiumelatte; ma stava a galla, e io non desideravo di più. Approdai subito al
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stornelli, forse, sarà stato così. Il professore non ha più voluto rivedere Monte San Donà e dorme profondamente da parecchi anni, nel suo campo di battaglia
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come un principe e parole assai più preziose dell'oro; abbracciare una vecchia pezzente che somigliava a sua madre. Di questa lo aveva udito parlar con